Il Garante per la protezione dei dati personali, Antonello Soro, ha spiegato le preoccupazioni emerse dalla vicenda dello Spyware Exodus, – software utilizzato da molte procure italiane per spiare legalmente i criminali – finito per ‘sbaglio’ nel Play Store di Google e che ha intercettato per errore cittadini non oggetto di indagini.
“L’utilizzo di captatori informatici, cioè di software spia che vengono utilizzati per attività investigative da parte della magistratura sono uno strumento tecnologicamente molto avanzato e molto invasivo che da alcuni anni viene utilizzato all’interno di una disciplina non stringente – ha detto Soro ai microfoni di Radio 24.
“Abbiamo più volte sollecitato ai vari Governi una definizione più puntuale delle regole e delle misure di sicurezza proprio perché la potenzialità di questo software, una volta che abbia infettato il dispositivo telefonico o il computer di una persona è capace di diventare un arma letale in quanto non si limita solo nelle comuni intercettazioni telefoniche, ma segue la persona coinvolta in tutte le tue relazioni”.
“La legge” – ha spiegato Soro – “prevede che il magistrato dispone l’utilizzo di un captatore nei confronti di una persona sospettata di reati importanti. Questo procedimento viene affidato alla polizia giudiziaria che a sua volta utilizza soggetti o gestori con competenze tecnologiche varie. Questo è uno degli aspetti che da tempo abbiamo sottolineato come pericoloso in quanto ogni procura per tutte le intercettazioni ha la possibilità di rivolgersi a gestori del territorio più o meno affidabili. Ma proprio per questo un’arma così importante in una architettura che coinvolge troppi soggetti, la catena di responsabilità si allunga e il rischio di un incidente come quello che si è verificato cresce esponenzialmente”.
“Noi diciamo da tempo che questa catena va accorciata” – ha aggiunto il Garante Privacy –, “perché l’utilizzo dei captatori deve avvenire se è possibile all’interno di competenze interne allo Stato, alla magistratura, alla polizia giudiziaria proprio per non comportare il rischio che persone del tutto estranee alle indagini vengono coinvolte in una raccolta massiva di informazioni”.
“L’utilizzo dei captatori” – ha concluso Antonello Soro – “va disciplinato in modo molto più rigido. Una sollecitazione che noi abbiamo rivolto da tempo, e non si capisce perché ancora non è stato fatto nulla. Pensiamo che le intercettazioni di qualunque genere siano uno strumento potentissimo di cui la polizia e la magistratura devono disporre, ma lo devono fare all’interno di una cornice di garanzie per i cittadini con misure di sicurezza informatiche e organizzative molto severe.