Cyberwar, L’ISIS risponde al cyber attacco dell’Europol

Daesh reagisce all’offensiva che UE, EUROPOL, USA e Canada ha lanciato ai suoi canali di propaganda su Internet. Lo ha fatto cambiando i server e le URL da cui diffonde i messaggi.

Come nel caso di al-Bayan, la web radio dello Stato Islamico, che ha ricominciato a trasmettere dopo pochi giorni di stop. Inoltre, all’interno della pagina sono presenti link all’ultima edizione del settimanale al-Naba e ai plugin di Firefox necessari per poter ascoltare le trasmissioni dei jihadisti. Perciò, è prevedibile che presto torneranno online anche ad altri organi malevoli, quale AMAQ. Sembra che i cyber miliziani Isis fossero pronti a questa eventualità e abbiano risposto all’attacco informatico, cambiando l’origine della propaganda. Dai server alle URL. Ciò però non è esente da rischi. Se chi custodisce i backup dove vengono stoccati tutti i dati fosse monitorato, spostarli si trasmuterebbe in un suicidio e in un gravissimo danno per la formazione.

UE, USA e Canada insieme a EUROPOL hanno lanciato nei giorni scorsi un’operazione congiunta per bloccare la diffusione della propaganda Daesh online

Daesh nei giorni scorsi aveva subito un pesante attacco da parte delle forze di sicurezza dell’Unione Europea, canadesi e Usa. L’azione, era stata guidata dall’ufficio della procura federale belga e coordinata dalla European Union Internet Referral Unit (EU IRU), nonché dallo European Counter Terrorism Centre (ECTC) presso il quartier generale di EUROPOL, in collaborazione di Eurojust. L’obiettivo era bloccare le capacità dello Stato Islamico di diffondere materiale di propaganda. All’operazione hanno partecipato Belgio, Bulgaria, Canada, Francia, Paesi Bassi, Romania, UK e Stati Uniti. Il 25 e 26 aprile c’era stato un blocco simultaneo di piattaforme come AMAQ, il sequestro di server e la raccolta di prove per risalire a chi aveva registrato ai domini Internet. Nell’offensiva erano stati colpiti anche altri canali Isis come radio al-Bayan, Halumu e Nashir news. Di fatto, temporaneamente, inibendo le capacità dei jihadisti di diffondere contenuti malevoli su web e social media.

Anche i server sequestrati allo Stato Islamico sono una miniera d’oro. Permetteranno di mappare la struttura di propaganda online e i suoi destinatari

Peraltro, i server sequestrati ai simpatizzanti Daesh in Europa sono una miniera d’oro per gli investigatori. Oggi, infatti, è possibile effettuare analisi approfondite del loro contenuto. Queste permetteranno di capire a chi sia stata somministrata la propaganda dello Stato Islamico, e quindi è un potenziale terrorista, nonché quale sia la sorgente. Cioè proprio i soggetti legati a Isis che hanno a disposizione tutti i backup dei server e si occupano di ricaricarli su nuove piattaforme. Che siano nell’UE o altrove. Di fatto, avere a disposizione i vettori con cui vengono lanciati i contenuti malevoli e conoscere le TTP dei cyber jihadisti aiuterà a tracciare una mappa di chi è chi e cosa fa a livello apicale nella guerra di radicalizzazione online portata avanti dalla formazione (amministratori delle pubblicazioni e dei siti, tecnici, prestanome, finanziatori, ecc..).

Il comunicato di EUROPOL sulla maxi cyber offensiva contro la propaganda online Isis

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