Da Washington Jeanette Mandra, viceministro della Sicurezza Interna, ha detto che l’America «ritiene il Cremlino direttamente responsabile per le manovre fraudolente» che avrebbero messo a rischio i sistemi telematici che tengono in funzione le infrastrutture dell’Occidente: rete elettrica, banche, ospedali, traffico aereo.
L’«orso della steppa» ha un domatore: il governo russo. Stati Uniti e Gran Bretagna per la prima volta denunciano Vladimir Putin come grande mandante di una strategia di «hackeraggio» che ha preso di mira milioni di computer nel mondo.
Da Washington Jeanette Mandra, viceministro della Sicurezza Interna, ha detto che l’America «ritiene il Cremlino direttamente responsabile per le manovre fraudolente» che avrebbero messo a rischio i sistemi telematici che tengono in funzione le infrastrutture dell’Occidente: rete elettrica, banche, ospedali, traffico aereo. «Milioni di computer sono stati oggetto di attacco» le ha fatto eco da Londra Ciaran Matin, capo del National Cyber Security Centre britannico. «Stiamo rispondendo a una vera e propria aggressione di Stato».
Da mesi circola l’allarme su un piano hacker globale soprannominato «Grizzly Steppe». Al clima da Guerra Fredda tra Russia e Occidente (dalla Siria al caso della ex spia avvelenata in Inghilterra) si aggiunge ora questa nuova bordata sul fronte informatico. La Russia, accusano gli alleati, ha cercato di «entrare» e acquisire il controllo delle nostre connessioni più vitali a livello pubblico e privato: connettività, router, sistemi informatici, firewall, anti-virus, network anti-intrusione. Il tutto, denuncia Jeanette Mandra senza fare esempi concreti, in una prospettiva di scontro aperto: spionaggio, furto di proprietà intellettuale. Fino al posizionamento strategico in vista di una vera e propria cyber offensiva».
Mosca ha sempre reagito negando ogni addebito (a cominciare dalle intrusioni telematiche e via Facebook nella campagna elettorale Usa che ha portato Donald Trump al potere). Quando Stati Uniti e Gran Bretagna a febbraio hanno accusato il Cremlino di aver orchestrato NotPetya (l’attacco telematico che dopo aver colpito l’Ucraina si è propagato altrove in Europa), la risposta fu da copione: «Un altro esempio di smaccata russofobia».