Obiettivo numero uno: migliorare la sicurezza informatica. Questo è quello che si sono prefissate tutte le aziende italiane per questo 2018. Dopo un 2017 che ha visto la sicurezza informatica diventare uno degli argomenti principali dei notiziari e dei quotidiani, molte piccole e medie imprese hanno iniziato a investire e a informarsi su cosa fare per proteggersi da attacchi tipo WannaCry e Petya, che ricordiamo hanno bloccato i computer di migliaia di imprese e prodotto danni per diversi miliardi di dollari.
Sebbene gli investimenti delle PMI in sicurezza informatica, il futuro non è così roseo come potrebbe sembrare. I pirati informatici sono sempre un passo avanti alle aziende e stanno preparando nuovi malware e virus da lanciare al più presto sul mercato. E in questo scenario, l’Europa e in particolar modo l’Italia, sono tra i Paesi più esposti agli attacchi hacker. Questo è quello che emerge da una ricerca portata avanti da Venustech, azienda cinese specializzata in sicurezza informatica, che utilizzando dati di altri studi è arrivata alla conclusione che le PMI italiane devono aumentare gli sforzi se vogliono mettere al sicuro i propri dati.
GDPR e information security: il mercato italiano in crescita
Da quanto emerge dalla ricerca dell’Osservatorio Information Security & Privacy della School of Management del Politecnico di Milano (utilizzata da Venustech per il proprio studio) nell’ultimo anno il mercato della sicurezza informatica in Italia ha superato il miliardo di euro (1.09 miliardi), con un aumento del 12% rispetto all’anno precedente. Ma la maggior parte degli investimenti sono da parte delle grandi aziende che si stanno adeguando al GDPR, il Regolamento Generale sulla Protezione dei Dati che entrerà in vigore a maggio 2018 e che costringerà le aziende ad avere maggior cura sulle informazioni degli utenti. Le PMI per il momento restano un po’ ferme al palo e per questo motivo sono le più esposte agli attacchi hacker. Dai dati della ricerca del Politecnico di Milano emerge che il 30% delle piccole imprese non adotta nessun tipo di soluzione per la sicurezza informatica, mentre in un altro 30% di PMI è presente un responsabile cyber security, che nella maggior parte dei casi è l’imprenditore stesso o il direttore generale. Un sistema che a lungo andare porterà le aziende italiane a dover affrontare problemi seri per quanto riguarda la sicurezza informatica.
Futuro a tinte fosche
Il report di Venustech evidenzia anche come il cyber crime sia cambiato negli ultimi anni. Il focus si è spostato sempre più dai computer, verso i dispositivi mobile utilizzati all’interno dell’azienda. I dipendenti attraverso i propri smartphone condividono dati informatici dell’azienda e per gli hacker è un gioco da ragazzi riuscire a impossessarsene. Oltretutto i pirati informatici hanno competenze che nella maggior parti dei casi sono più avanzate rispetto a quelle degli esperti di sicurezza informatica delle aziende. Per le PMI italiane, il futuro è a tinte fosche. A meno che non inizino a investire seriamente sulla sicurezza informatica.