L’Unione Europea punta a migliorare il contrasto all’impiego di cryptocurrencies da parte del cybercrime e del terrorismo
Stretta in ambito UE sulle cryptocurrencies. E’ quanto emerso da convegno sulle criptovalute, organizzato il 15 e 16 gennaio da Europol, INTERPOL e dal Basel Institute on Governance. Obiettivo del workshop, dedicato agli investigatori finanziari, è stato discutere su come rilevare, analizzare ed eventualmente confiscare importi in valuta digitale. All’evento hanno partecipato oltre 60 specialisti da 32 paesi in diversi settori: dal riciclaggio di denaro al cybercrime, alle unità di intelligence finanziaria. Il concetto da cui si è partiti è che c’è un uso crescente di moneta virtuale per finanziarie attività criminali e il terrorismo. Come hanno confermato il recente aumento di cyber attacchi di tipo ransomware e la chiusura dei marketplace AlphaBay e Hansa su Darknet (entrambi accettavano Bitcoin, Monero ed Ethereum per le transazioni). A seguito di ciò, in Europa si è resa necessaria una discussione approfondita su come agire per bloccare il fenomeno prima che diventi incontrollabile.
Le priorità secondo gli investigatori UE. Da maggiore scambio di informazioni a nuove leggi, all’abolizione dell’anonimato nelle transazioni di criptovaluta
Gli investigatori UE e non solo, dopo una serie di confronti, sono giunti a una serie di conclusioni. Innanzitutto bisogna aumentare la condivisione di informazioni nell’ambito del riciclaggio di denaro e di cryptocurrencies attraverso i canali Europol, INTERPOL, Egmont Group e FIU.net. Inoltre, va regolata l’attività dei digital currency exchangers e dei wallet providers. Ciò nell’ambito dell’attuale legge per il contrasto dei finanziamenti al terrorismo e del riciclaggio, in linea con gli obblighi già in corso per il settore finanziario. In questo ambito si è stabilita anche una chiara definizione dei concetti che dovranno essere inseriti nella cornice legale europea. Da quello di criptovaluta agli exchanger, fino ai fornitori dei wallet. Infine, si è deciso di agire contro tutti quei cyber soggetti e strumenti che operano per rendere anonime le transazioni, il che complica la vita agli investigatori quando devono rilevare e tracciare quelle sospette.