Trump grazia il re del dark web. La politica oltre la legalità

Il presidente degli Stati Uniti ha graziato Ross Ulbricht, fondatore del mercato darknet Silk Road, chiuso nel 2013 dopo una serie di indagini. Un’iniziativa, quella del tycoon (secondo cui è “ridicola” la pena dell’ergastolo inflitta al 40enne), fuori da ogni logica nel contrasto al cybercrime.

Lo scorso maggio, nel corso di un comizio dinanzi all’elettorato del Partito Libertario, Donald Trump prometteva di graziare il re del dark web, all’anagrafe Ross William Ulbricht, arrestato nel 2013 e condannato due anni dopo per aver creato (e gestito) Silk Road, un enorme mercato illecito online. Oggi, in un post pubblicato sul social network Truth, il 47esimo presidente degli Stati Uniti mostra tutta la sua soddisfazione nel concedere la grazia a “Dread Pirate Roberts” – questo il nickname di Ulbricht –, dopo aver definito “ridicola” la pena dell’ergastolo (senza possibilità di libertà vigilata) inflittagli dalle autorità statunitensi.

Ma Trump (e ciò non sorprende) è andato ben “oltre”, accusando i funzionari che hanno lavorato alla condanna del criminale e informatico di Austin (Texas) di essere “gli stessi estremisti che hanno partecipato all’uso improprio del governo contro di me”. La decisione del tycoon ha suscitato (come era prevedibile) reazioni contrastanti. Ma, soprattutto, desta preoccupazione per le ripercussioni su come ora verranno percepiti (e giudicati) i crimini legati al cyberspazio e alle valute digitali. Già, perché è bene ribadirlo, Ulbricht era stato colpito da ben sette capi d’accusa, tra cui reati informatici, traffico di droga e riciclaggio di denaro.

Riconoscente verso Trump

Dunque, il re del dark web – classe 1984 – si trova di fronte alla prospettiva di cominciare una nuova esistenza. Ripartendo da zero. Già quando Trump venne eletto presidente a novembre, Ulbricht aveva manifestato sul social X la propria riconoscenza verso coloro che avevano perorato la sua causa (“confido che manterrà la promessa e mi darà una seconda opportunità. Dopo oltre undici anni nell’oscurità, posso vedere la luce della libertà alla fine del tunnel”).

Ma non c’era solo Ulbricht dietro Silk Road. Due nomi su tutti: Richard Bates, capo programmatore e Roger Thomas Clark, suo mentore. Entrambi gli uomini sono stati fermati. Per sfuggire all’accusa, nel 2015 Bates ha testimoniato contro il fondatore e gestore di Silk Road (tra i primi casi in cui bitcoin è stato impiegato su vasta scala per transazioni illecite, concorrendo a portare le criptovalute all’attenzione del grande pubblico e delle autorità) mentre nel 2023 Clark è stato condannato a scontare 20 anni di carcere.

Oggi, la notizia della grazia al re del dark web viene accolta con giubilo anche da Elon Musk. Utilizzando una manciata di parole, il cofondatore e capo di Tesla, SpaceX, Neuralink e The Boring Company scrive sul suo account X: “Anche Ross verrà liberato”. Dimostrando si sposare appieno (ma non c’erano dubbi) l’approccio di Donald Trump alla cybersecurity statunitense.

Il peggio del dark web

Lo ribadiamo: il 40enne Ulbricht ha creato e gestito il primo mercato del dark web ampiamente fruito. Attiva da gennaio 2011 ad ottobre 2013, la piattaforma Silk Road era raggiungibile solo attraverso software che preservavano l’anonimato degli utenti, diventando un punto di riferimento per la vendita di droghe e altri beni illeciti (tra i quali armi, malware, cyberstalking, passaporti e patenti di guida falsi, materiale pornografico), impiegando bitcoin – sulla cui nascita ha ricoperto un ruolo rilevante – come unità di scambio.

Una vicenda complessa e squallida, dunque. Stando alle stime dei procuratori federali, Silk Road aveva agevolato oltre 1,5 milioni di transazioni per un valore complessivo di circa 213 milioni di dollari (di cui oltre 183 milioni assegnabili alla vendita di sostanze stupefacenti). Quindi la piattaforma illegale era stata sigillata ed erano stati sequestrati 144 mila bitcoin. In conseguenza di tutto ciò, Ulbricht veniva riconosciuto colpevole di sette capi d’accusa (tra i quali cospirazione informatica, distribuzione di narcotici e riciclaggio di denaro).

La grazia concessa da Trump al re del dark web rischi quindi di impattare sul modo in cui vengono percepiti (e giudicati) i reati legati al cyberspazio e alle criptovalute. Instillando (o rinsaldando) in molti l’idea di Ulbricht quale figura simbolo della battaglia per la libertà economica e dubbi nei confronti di un’ingerenza governativa considerata (a torto) eccessiva.

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