La rivelazione del procuratore della Repubblica presso il tribunale di Napoli Nicola Gratteri a Otto e Mezzo su La7: “Non ho mai utilizzato la tecnologia del Ministero della Giustizia, uso solo cose che compro io e che costano tre volte in più. Sul mio telefono non ci sono App”.
“Il sistema informatico italiano è come gli acquedotti: il 45% delle informazioni si perde. Per far funzionare il sistema bisognerebbe RIFARE TUTTO. A PARTIRE DAL cablaggio e comprare tutti i computer nuovi”. Lo ha detto Nicola Gratteri, procuratore della Repubblica presso il tribunale di Napoli, intervistato sul suo ultimo libro da Lilly Gruber durante la trasmissione Otto e Mezzo su La7 del 18 novembre scorso. In realtà la Gruber gli ha chiesto “Lei è stato hackerato?” e Gratteri ha risposto: “In realtà no. Ecco perché”.
La giornalista si riferiva alla vicenda del criminal hacker Carmelo Miano, il 23enne arrestato a Roma ad ottobre scorso e responsabile di aver “hackerato” i sistemi informatici del Ministero della Giustizia e di altri 46 PM tra cui lo stesso Gratteri. Secondo quanto ha reso noto il difensore di Miano, l’avvocato Gioacchino Genchi, in una memoria presentata ai giudici del Riesame di Napoli dopo l’arresto, il criminal hacker aveva eseguito delle ricerche di atti che lo riguardavano sulla webmail di Gratteri il quale però faceva scarso uso di quella mail “prediligendo in modo assai prudente altri canali di comunicazione più sicuri”. Quindi di fatto non trovando nulla.
Gratteri: “Il computer che mi ha dato il ministero? Un soprammobile sulla mia scrivania”
“Io non ho mai utilizzato la tecnologia del Ministero della Giustizia. Il computer che mi ha dato il ministero è un soprammobile sulla mia scrivania”, ha detto Gratteri. “Uso cose che compro io che costano tre volte in più. Sul mio telefonino non c’è nessuna app, non c’è nemmeno il localizzatore GPS, non ho nessun apparato tecnologico del Ministero della Giustizia. Per aumentare la sicurezza penso che il ministero debba uscire da Consip, a partire dalle automobili blindate”, ha aggiunto il procuratore. “Stiamo comprando macchine straniere che magari costano 3 -4mila euro in meno ma non sappiamo cosa c’è dentro. Penso che bisogna uscire da Consip per poter comprare la fibra, ad esempio, comprarla italiana e non comprarla dall’est asiatico. Un’altro esempio? Le telecamere che l’Italia ha comprato per la sicurezza che avevano un microchip che portava il segnale all’estero”.
“In Italia c’è un Agenzia per la Cybersicurezza che si occupa della sicurezza informatica ma ci vogliono soldi e soprattutto ci vuole gente esperta, gente appassionata di informatica, gente che ne capisce”, ha concluso Gratteri.