Telegram, attacchi DDoS alla Francia (e la Russia nutre dei dubbi sull’operato di Pavel Durov)

Alcuni siti web governativi sono stati colpiti da attacchi informatici “a supporto” del Ceo di Telegram, fermato a Parigi. Intanto il ministro degli Esteri russo, Sergey Lavrov, critica la gestione della piattaforma da parte di Durov: “Troppa libertà”. Indagini su Telegram anche in Corea.

Arrestato il 24 agosto mentre scendeva dal suo jet privato all’aeroporto di Le Bourget, a Parigi, Pavel Durov – fondatore e Ceo di Telegram – è stato poi rilasciato su cauzione di 5 milioni di euro. Ad oggi non può lasciare la Francia e deve presentarsi alla polizia due volte ogni settimana.

La magistratura ritiene che su Telegram l’assenza di moderazione, di cooperazione con le forze dell’ordine e gli strumenti offerti (numero usa e getta e scambio di criptovalute, solo per fare due esempi) rendano il servizio di messaggistica istantanea e broadcasting complice delle attività illegali che vi si svolgono. Accuse pesanti, che però stanno portando molti criminal hacker, “estimatori” dell’imprenditore tech, classe 1984, a compiere una serie di cyberattacchi nei confronti di siti governativi transalpini.

Attacchi DDoS alla Francia al motto “#freeDurov”

Negli ultimi giorni, vari siti web governativi transalpini sono stati presi di mira da criminal hacker che, stando a quanto scrive Le Parisien, “supportano Durov”. Tra i portali colpiti figurano non solo il sito del governo ma anche quello dell’Agenzia nazionale per la sicurezza dei medicinali e dei prodotti sanitari (ANSM). E ancora, altri portali governativi. Attacchi DDoS alla Francia, con numerose delle piattaforme coinvolte che sono state inaccessibili per più ore.

Secondo gli esperti di cybersecurity, gli attacchi informatici potrebbero intensificarsi nei giorni a venire, con l’intento di esercitare pressione sulle autorità transalpine. A supporto di Durov c’è (ovviamente) il suo avvocato in Francia, David-Olivier Kaminski. Secondo il quale, riporta Reuters, “è del tutto assurdo credere che la persona a capo di un social network possa essere coinvolta in atti criminali che non la riguardano, direttamente o indirettamente”. Precisando inoltre che “Telegram rispetta pienamente le regole europee sul digitale”.

Da parte sua, il presidente francese Emmanuel Macron precisa (come illustra Politico) che l’arresto di Durov non è stato “in alcun modo una decisione politica” e che l’indagine è stata stabilita dalle autorità giudiziarie, non dal governo.

Presa di posizione della Russia su Durov

Fermo restando il supporto per Durov in Russia, il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov esprime apprensione per un possibile uso politico dell’intera vicenda. Parole, le sue, a cui fanno eco – scrive The Register – quelle del ministro degli Esteri russo, Sergey Lavrov, secondo cui il Ceo di Telegram è stato “troppo libero” nella gestione della piattaforma di messaggistica globale.

Da parte sua, Telegram replica a qualsivoglia accusa attraverso un post su X, ammettendo che il servizio di messaggistica istantanea e broadcasting rispetta le leggi dell’Unione europea, incluso il Digital Services Act, e che le sue pratiche di moderazione rispettano gli standard del settore.

Nel frattempo, puntualizza Reuters, anche la Corea del Sud intende lanciare un’indagine nei confronti di Telegram e del suo fondatore. La polizia coreana è particolarmente interessata alla condivisione illegale di deepfake a sfondo sessuale, crimini che Durov e Telegram non ha commesso in modo diretto, ma che avrebbero, secondo le accuse, agevolato (per esempio, con una moderazione non così rigida). A quanto sembra, dunque, le autorità coreane collaboreranno con quelle transalpine nelle indagini.

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