Pechino avvia la sperimentazione del Sistema nazionale di identificazione cibernetica

Gli sviluppatori di app cinesi hanno aderito alla fase beta di un sistema nazionale di identificazione cibernetica che impiegherà la tecnologia di riconoscimento facciale. Trasferendo la responsabilità della conservazione dei dati dagli Internet service provider al governo.

La Cina di Xi Jinping rappresenta la seconda potenza economica nonché la “fabbrica del mondo”. Al contempo, è il Paese con la strategia meglio definita in materia di cybersecurity insieme agli Stati Uniti (gli Usa potenziano la cybersicurezza con i Big Tech) e alla Russia. È bene precisare che, in merito al potere normativo, Pechino sostiene da sempre il principio della sovranità cibernetica, come evidenzia anche il working paperThe Shift of China’s Strategic Thinking on Cyberwarfare Since the 1990s”, a cura di Tianjiao Jiang (Fudan University), in cui l’autore ha avviato un’analisi approfondita sull’evoluzione della offesa, difesa e deterrenza cibernetica della seconda potenza economica.

Oggi, come racconta The Register, gli sviluppatori di app del Paese hanno aderito alla fase beta di un Sistema nazionale di identificazione cibernetica che usufruirà della tecnologia di riconoscimento facciali. Tra le 71 applicazioni private e le 10 di tipo governativo coinvolte nella National Web Identification Pilot Version, a cura del Ministero di Pubblica Sicurezza (MPS), ci sono Xiaohongshu (piattaforma di social media ed e-commerce) e 12306 China Railway, piattaforma di biglietteria online.

Come funziona l’ID nazionale cibernetico

Premesso che l’attuale strategia di sicurezza cibernetica di Pechino presenta talune ambiguità strategiche (e la parte pratica non emerge del tutto trasparente), con il Sistema nazionale di identificazione cibernetica il governo cinese cerca di superare delle criticità, avendo progettato il sistema per funzionare tanto come credenziale fisica quanto online. Entrambe le forme corrispondono all’identità reale di un cittadino – con ogni probabilità attraverso la crittografia – e sono destinate a essere prima autenticate e poi rilasciate da un portale di servizio nazionale governativo.

L’ID nazionale cibernetico è pensato per fare in modo che i cittadini non debbano più fornire le proprie informazioni personali reali ai fornitori di servizi internet (ISP), una pratica oggi richiesta per utilizzare internet in Cina. Così, a monte, la fase beta prevede che l’utente effettui il login attraverso un numero virtuale rilasciato da un’applicazione dopo aver fornito la verifica dell’identificativo, il riconoscimento facciale, collegato il suo smartphone e impostato una password robusta di otto cifre.

L’importanza della protezione dei dati personali

Nel mondo iperconnesso nel quale viviamo, i dati personali costituiscono un asset tra i più preziosi e vulnerabili. Informazioni che concernono la nostra identità, abitudini, preferenze e interazioni digitali vengono raccolte, archiviate e analizzate ogni giorno da un’infinità di applicazioni e servizi online. Ciò nonostante, la raccolta di dati sensibili solleva una serie di preoccupazioni in termini di sicurezza nazionale, ed è quanto sta avvenendo anche in Cina.

È consono rammentare che Pechino, noto per il suo rigido controllo sulla rete internet domestica mediante il Grate Firewall – termine ispirato alla grande muraglia cinese – ha bandito numerose app e siti stranieri per assicurare che i dati dei suoi cittadini restino sotto controllo nazionale. Google, Facebook, X (già Twitter) e molte altre piattaforme occidentali sono bloccate in Cina, e le alternative locali vengono sottoposte a rigidi controlli da parte del governo.

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