Il controllo del governo cinese sui social network stavolta colpisce WhatsApp: l’app di messaggistica istantanea di proprietà di Facebook è stata resa inutilizzabile negli ultimi giorni. A confermarlo ai media internazionali sono alcune fonti di cyber-security.
Il problemi con l’invio di foto e video riscontrati dagli utenti a luglio non erano un caso, come già ampiamente ipotizzato. Ma negli ultimi da domenica a martedì l’applicazione ha completamente smesso di funzionare ed è tornata in parte attiva dopo due giorni offline. Non è difficile collegare l’inasprimento della censura all’imminente Congresso del Partito comunista, con data d’inizio fissata per il 18 di ottobre. Il presidente Xi Jinping rimarrà alla guida ma ci si aspetta un grosso rimpasto nel Politburo cinese, dal quale nei mesi scorsi sono stati epurati diversi funzionari.
Il «Grande Firewall»
La guerra ai social media e ai siti occidentali – come Facebook, Google, Youtube, Instagram, Snapchat e ora WhatsApp, che conta un miliardo di utenti in tutto il mondo – ha l’effetto di favorire i concorrenti made in China, come Weibo e WeChat, costretti a rispettare la Cyber Security Law approvata da Pechino a fine maggio, con la quale hanno acconsentito a trasmettere al governo tutte le informazioni sui propri utenti. È il «Great Firewall» con cui la Cina sostiene di proteggere il popolo, assicurandosi la possibilità di controllare e cancellare messaggi o interi account che riportino materiale (politico) sgradito o «sensibile».