Otto membri del Niac, comitato consultivo sulla sicurezza delle infrastrutture critiche statunitensi, hanno rassegnato le dimissioni in segno di dissenso contro politiche e prese di posizione dell’inquilino della Casa Bianca.
Il team di consulenti di Donald Trump ha perso un altro pezzo. Otto membri del National Infrastructure Advisory Council (Niac), gruppo di consiglieri facente parte del Dipartimento per la sicurezza interna degli Stati Uniti con il compito di vigilare sulle politiche di cybersecurity, hanno deciso di rassegnare le dimissioni come segno di protesta contro il presidente. I motivi sono essenzialmente due. Innanzitutto, secondo gli ex membri del comitato Trump non farebbe abbastanza per garantire la sicurezza digitale del Paese, un aspetto considerato cruciale e da cui “dipende ogni cittadino americano”. Inoltre, il secondo aspetto riguarda ancora i fatti di sangue di Charlottesville, in Virginia: di recente la cittadina è stata teatro di scontri fra suprematisti bianchi e antirazzisti. Le proteste si sono concluse con il tragico bilancio di una vittima, investita da un’automobile.
Eventi che hanno tenuto banco per giorni fra l’opinione pubblica a stelle e strisce e che, secondo i detrattori di Trump, non sarebbero stati condannati con la giusta fermezza da parte dell’inquilino della Casa Bianca. “Non hai denunciato l’intolleranza e la violenza dei gruppi d’odio […] e hai attaccato le motivazioni con cui diversi amministratori delegati hanno lasciato le proprie cariche di consiglieri in segno di protesta”.
Nella lettera indirizzata a Trump, ottenuta e pubblicata da Nextgov, viene inoltre citata la decisione del presidente di ritirare gli Stati Uniti dagli accordi di Parigi sui cambiamenti climatici. Fra i dimissionari spiccano tre membri, già parte del Niac sotto l’era Obama: Dj Patil, primo chief data scientist della Casa Bianca; Cristin Dorgelo, capo staff dell’Office of Science and Technology Policy e Christy Goldfuss, responsabile del White House Council on Environmental Quality.
I venti consiglieri rimasti si sono incontrati per l’ultima volta martedì scorso e hanno approvato un report sulle vulnerabilità cyber delle infrastrutture critiche del Paese. Secondo quanto scritto nel documento, impianti e installazioni cruciali per la vita degli Stati Uniti si troverebbero a un livello “pre 11 settembre” dal punto di vista della sicurezza cibernetica.