Isis, perdendo la guerra sul terreno, è stato obbligato a trasformarsi in qualcosa di diverso
Isis investe sul dark web per cercare di riorganizzarsi in vista della trasformazione da esercito in gruppo terroristico puro. Questa si è resa necessaria dalle sconfitte quotidiane sul terreno. In particolare in Iraq e Siria. I vertici Daesh hanno capito che l’unico modo per sperare di sopravvivere nella guerra contro tutti era cambiare. Ma come e con quali fondi? All’inizio i jihadisti hanno lavorato “in chiaro”. Cioè usando internet per diffondere la propaganda, reperire fondi e reclutare combattenti in particolare tra i giovani. Poi, però, i governi hanno reagito, coinvolgendo anche i big del cyberspazio e gli stessi social media. Perciò le tattiche e strategie hanno cominciato a fallire, fino a diventare inefficaci se non addirittura controproducenti negli ultimi tempi. Da qui lo Stato Islamico è stato costretto a spostare le sue attività altrove, in luoghi meno “popolari” virtualmente ma sicuramente più produttivi nei fatti. Scelta obbligata il dark web.
Daesh scopre i bitcoin. Garantiscono l’anonimato e possono essere speso subito ovunque sul dark web
In primis Isis ha necessità di trovare nuovi canali di finanziamento, a seguito del successo delle attività di contrasto internazionali contro quelli tradizionali. Di conseguenza, Daesh ha puntato sulla nuova moneta, i bitcoin per una serie di motivi. Il primo è che le transazioni sul dark web, almeno per il momento, sono anonime. Quindi è più difficile essere rilevati dalle sentinelle del nemico che pattugliano internet. Inoltre la “merce” di interesse allo Stato Islamico si tratta solo ed esclusivamente in cryptocurrency per lo stesso motivo. E’ una doppia protezione: sia per il venditore sia per l’acquirente. Non solo. Rende anche più sicuro ricevere finanziamenti da soggetti esterni, che hanno meno rischi. Inoltre sono “soldi” che possono essere spesi subito e ovunque, senza bisogno di trasferirli o convertirli, per comprare ciò che serve.
Isis si sta trasformando in qualcosa molto simile ad al Qaeda e il dark web serve per comprare gli strumenti necessari
In secondo luogo Isis per la sua trasformazione ha bisogno di tutta una serie di strumenti, che si trovano solo nel dark web. cercarli altrove sarebbe troppo rischioso. Si va dai passaporti falsi a veicoli “puliti”, ad armi ed esplosivi. I primi, che costano al mercato nero virtuale circa 800 sterline l’uno, servono per infiltrare miliziani all’interno soprattutto dei paesi occidentali Questi dovranno poi facilitare l’esecuzione di attacchi terroristici e attentati targati Daesh. Condotti, però – come si è visto negli ultimi casi – da una manovalanza diversa. Saranno sempre loro che “compreranno” online ciò che serve alla cellula. La loro figura è fondamentale in una formazione come lo Stato Islamico che gradualmente sta diventando molto simile al suo peggior concorrente: al Qaeda. Gruppi separati e spesso scollegati, che operano sotto un unico brand. Aiutati da facilitatori inviati dai vertici.
La propaganda generica sul web non è più efficace. Meglio un’audience più piccola, ma permeabile. Questa però va protetta
Il dark web serve a Isis anche per comprare strumenti e software, necessari alla gestione di comunicazioni protette e della diffusione della propaganda a fini di reclutamento. Il braccio online del Daesh, il Cyber Caliphate, infatti si è dimostrato essere totalmente inadeguato a condurre la guerra online contro gli infedeli. Lo Stato Islamico, invece, ha bisogno di nuove tecnologie, disponibili solo nella parte “privata” di internet, per aprire in sicurezza nuovi canali di diffusione. Dalle mailing list a social media dedicati. I jihadisti, infatti, si sono resi conto che non paga più tentare di radicalizzare attraverso l’intero bacino di internet. E’ meglio un’audience minore, ma già interessata in linea generale. E di conseguenza più permeabile al messaggio che si vuol far passare. Ma l’unico modo per aggregarla è usare prodotti ad hoc, “commissionabili” solo sul dark web previo pagamento in bitcoin.