L’ascesa del crimine informatico non accenna a fermarsi. Pesano la scarsa cultura digitale in azienda e un approccio alla sicurezza troppo legale e poco IT. Uno scenario cupo che si lega alla piena applicazione del Gdpr prevista per il 2018
Wannacry, Petya, NotPetya, Nyetya. E chissà quale sarà il nome del prossimo virus che infetterà migliaia di sistemi sparsi nel mondo. È difficile imputare una scarsa fantasia agli hacker che da tempo si dilettano a dare sfoggio delle proprie qualità criminali, prendendo di mira i bersagli più disparati dai singoli internauti fino alle grandi aziende. La sequenza degli attacchi informatici che hanno animato le cronache digitali negli ultimi mesi basta da sola a rendere l’idea di quanto il fenomeno del cybercrime sia in ascesa, dal punto di vista qualitativo e quantitativo.
Secondo l’ultima edizione del rapporto X-Force Threat Intelligence, elaborato da Ibm, i record violati nel corso del 2016 sono stati 4 miliardi, oltre il doppio rispetto alla somma delle violazioni registrate nel 2014 e nel 2015. Un dato monstre che ha interessato soprattutto il settore finanziario, che è stato il più bersagliato, e anche il mercato dell’Ict, seguito da retail, sanità e manifattura. Un’indicazione curiosa del report riguarda gli assist involontari dei dipendenti, che spesso hanno favorito le incursioni informatiche con le loro disattenzioni.