“Dobbiamo far rientrare i cervelli in Italia, nel tempo abbiamo perso fior di professionisti che ora lavorano all’estero”
L’allarme del direttore Roberto Baldoni, “basta cervelli in fuga”
I grandi conflitti si combattono su tutti i fronti, anche quello online. Lo sappiamo bene, basta seguire le vicende in Ucraina e l’esibizione muscolare di missili e mezzi di artiglieria, che sta tenendo col fiato sospeso l’opinione pubblica di mezzo mondo, ma che minaccia presto di tradursi non in una guerra imminente sul territorio a metà strada tra Bruxelles e Mosca, bensì a livello di cyberspazio, dove si concentrano le nostre risorse informatiche.
E qui torna la centralità assoluta delle infrastrutture critiche e strategiche di ogni Paese, che vanno difese in termini di safety e security, perché le minacce oggi sono tanto cyber quanto fisiche (dimensione ibrida). Per questo l’Italia ha creato la sua Agenzia per la cybersicurezza nazionale (ACN), guidata dal direttore Roberto Baldoni.
Il Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) ha destinato a questo settore fondamentale per la tutela del futuro economico e non solo del Paese circa 600 milioni di euro, proprio per il potenziamento dell’Agenzia e quindi della cybersecurity nazionale.
Serve piano per far rientrare i nostri professionisti
A occhio sembrano un po’ pochini per un pilastro così fondamentale del Paese, ma sono le classiche risorse pubbliche che poi si spera faranno da leva per ulteriori investimenti privati.
Il problema, però, non sono tanto i finanziamenti per il momento, ha spiegato Baldoni in un talk organizzato dal Corriere della Sera, ma le cosiddette risorse umane: “Dobbiamo far rientrare i cervelli in Italia, nel tempo abbiamo perso fior di professionisti che ora lavorano all’estero”.
Mancano cioè lavoratori del settore, gente ben formata, con in dote conoscenze e competenze di alto profilo, da mettere a servizio della cybersicurezza nazionale. Secondo lo stesso Baldoni, come già dichiarato in precedenza, servirebbero già ora almeno 100 mila professionisti del settore.
Professionisti che vanno certamente incentivati a tornare o restare, usando incentivi fiscali esistenti e certamente quelli reddituali, in una parola “vanno pagati bene” e “va creata da zero una forza lavoro competente”, ha affermato il direttore Baldoni.
Stesso problema per il settore bancario secondo Andrea Enria (BCE)
Un problema ritenuto centrale anche da Andrea Enria, presidente del consiglio di sorveglianza della Banca centrale europea, (BCE) intervenuto oggi in occasione della conferenza stampa sulla presentazione dei risultati degli esami Srep 2021.
Parlando del mondo bancario, Enria ha detto che servono “maggiori investimenti per il reclutamento e la formazione di personale specializzato nonché la necessità che le banche avviino test di penetrazione per mettere alla prova la capacità di tenuta dei loro sistemi”, secondo una nota di Radiocor del Sole 24 Ore.
Bisogna insomma investire in Italia per migliorare i livelli di cybersicurezza in ogni settore, ma l’economista della BCE ha anche avvertito di fare molta attenzione nel ricorrere eccessivamente all’outsourcing dei sistemi informatici, “si possono creare vulnerabilità nelle difese delle banche”.
E tornando alle tensioni UE-Russia, anche Enria ha ribadito che più di una guerra vecchio stile c’è da evitare che questo conflitto sfoci in una guerra fatta di cyberattacchi: “Il rischio cyber è elevato in questo momento”.