Nell’attività di indagine gli inquirenti italiani saranno supportati dall’Europol. In base ai primi accertamenti della Polizia postale l’attacco sarebbe partito dall’estero e in particolare da un “Ip” russo.
Oltre alla Polizia postale anche il Garante Privacy indaga sul data breach subìto dalla Siae. Ne ha dato comunicazione la stessa Autorità spiegando “la Società italiana autori ed editori aveva ieri notificato all’Autorità, entro i termini previsti dalla normativa sulla privacy, la violazione dei suoi server a causa di un attacco hacker con finalità estorsive”.
Il Garante, fa anche sapere, in queste ore sta valutando le informazioni ricevute dalla Società, “riservandosi di svolgere gli opportuni approfondimenti”.
Siae, data breach con 28mila file di dati
Il frutto del data breach sono 28mila file contenenti carte d’identità, codici fiscali, email, indirizzi di residenza, fino ai brani musicali depositati – quasi tutti inediti.
L’informativa della Polizia postale: “L’attacco alla Siae sarebbe partito dall’estero e in particolare da un ‘Ip’ russo”
È stata depositata oggi in Procura, a Roma, una informativa della Polizia postale in riferimento all’attacco subìto circa una settimana fa dalla Siae. Nell’incartamento, ora all’attenzione dei magistrati che procederanno alla formale apertura di un fascicolo di indagine, si ipotizza il reato di estorsione in quanto i pirati informatici hanno chiesto un riscatto di 3 milioni di bitcoin dopo avere sottratto circa 60-70 giga di dati. Nell’attività di indagine gli inquirenti italiani saranno supportati dall’Europol. In base ai primi accertamenti l’attacco sarebbe partito dall’estero e in particolare da un “Ip” russo.