Parlamento europeo: proposto nuovo mandato per l’Europol nella lotta al cyber crime

Proposta di nuovo mandato per l’Europol

La trasformazione digitale e l’iperconnettività sono due cardini fondamentali dei principali piani di crescita economica avviati dalla gran parte dei Paesi di tutto il mondo. In un ecosistema del genere, però, una società digitale e un’economia di dati è sempre più esposte agli attacchi informatici e le truffe dei criminali di internet.

Per questo la Commissione per le libertà civili, la giustizia e gli affari interni (LIBE) del Parlamento europeo ha proposto un nuovo mandato in cui si ampliano i poteri e le competenze dell’Europol.

Viviamo in una nuova realtà che è l’ecosistema digitale, per questo il mandato di Europol deve essere aggiornato e attualizzato, per far fronte alle numerose nuove minacce alla sicurezza dei cittadini europei”, ha dichiarato l’eurodeputato Javier Zarzalejos, si legge in un articolo pubblicato su euractive.com.

Il problema del trattamento dei dati e della privacy

Unico limite su cui si dovrà riflettere bene è il trattamento dei dati. Uno dei compiti dell’ufficio europeo di Polizia o Europol è infatti la raccolta di informazioni sulla criminalità transfrontaliera e il loro giusto trattamento, in modo tale da poterle mettere a disposizione delle autorità nazionali per le indagini del caso.

L’anno passato il Garante europeo della protezione dei dati (GEPD) aveva rilevato anomalie nel trattamento di questi dati, cioè l’Europol era andata oltre il suo mandato.

Questo perché, in questa grande mole di dati sulle attività criminali raccolti dall’Agenzia europea per la lotta al crimine nel territorio degli Stati membri dell’Unione, c’erano anche alcuni record riferibili a persone non coinvolte nelle indagini e nei crimini.

La riforma del mandato, in sostanza, ha lo scopo di consentire all’Europol di continuare nel suo lavoro di prevenzione e repressione del crimine, anche online, eventualmente anche in relazione ad attività criminali che avvengono in Paesi terzi (a cui è chiesto di trasferire sempre set di dati).

Tra le principali critiche al provvedimento c’è il timore che tale proposta di mandato sia a pieno titolo una deroga alla legge sul trattamento dei dati personali in Europa.

Riguardo i Paesi extra UE, infatti, rimane il problema dell’origine dei dati trasmessi all’Europol, che non può sapere come sono stati raccolti e se violano i diritti della privacy.

Nuovi poteri e nuovi strumenti

Grazie al provvedimento, comunque, l’Europol potrebbe presto esser autorizzata al trattamento di big data, all’impiego di algoritmi sempre più avanzati e di nuovi strumenti di contrasto efficace al crimine online, con maggiori libertà che in passato.

Parliamo quindi di intelligenza artificiale, soluzioni di data analytics, piattaforme di machine learning, tutti strumenti che al momento sono ancora al vaglio dell’Unione europea e su cui anche la Commissione sta definendo regole d’utilizzo e principi guida per tutelare i diritti fondamentali.

Sempre secondo Zarzalejos, non c’è un problema di legittimità nell’utilizzo da parte di Europol di queste tecnologie, in quanto il nuovo mandato non viola nessuna legge sulla privacy e neanche nessun diritto fondamentale, semmai fornisce all’agenzia strumenti più efficaci nella lotta al crimine organizzato in rete e fuori.

Di diverso parere, invece, il consulente dell’European Digital Right, Chloé Berthélémy, secondo cui il mandato sarebbe in contraddizione con quanto stabilito nei giorni scorsi proprio dal Parlamento europeo, che ribadiva i limiti di utilizzo di modelli predittivi e dell’intelligenza artificiale da parte delle forze dell’ordine.

Giornalista pubblicista, Digital content developer

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