Nel suo recente discorso sullo stato dell’Unione europea, il Presidente della Commissione Europea Ursula Von der Leyen ha annunciato, tra l’altro, un Regolamento europea sui semiconduttori che verrà denominato European Chips Act.
La visione Europea è chiaramente focalizzata su uno scenario di contesto che si caratterizza per la ormai congiunturale carenza di semiconduttori che sta concretamente impattando sull’economia in generale e persino sui livelli occupazionali.
Ed infatti, la carenza globale di chips è un fenomeno certamente trasversale che è tanto più impattante tanto più è elevato il livello di digitalizzazione e di interconnessione tecnologica di un Paese e che, inevitabilmente, conduce a ripercussioni in svariati clusters produttivi: dalle case automobilistiche, alle componentistiche per la connettività, dalle consolle di gaming, all’industria della telefonia e così via.
In tale scenario, ad un’offerta globale ad oggi insufficiente fa da contraltare l’esplosione di una crescente domanda globale guidata dai livelli di sviluppo e diffusione di smartphone, Internet of Things ed auto connesse.
A tal proposito, la Presidente Von der Leyen ha dichiarato con estrema chiarezza che “mentre la domanda globale è esplosa, la quota dell’Europa nell’intera catena del valore, dalla progettazione alla capacità di produzione si è ridotta (…) Dipendiamo da chip all’avanguardia fabbricati in Asia”.
Orbene, se da un lato la carenza di semiconduttori è certamente riconducibile sul piano economico alla legge della domanda e dell’offerta, dall’altro, rientra anche in scenari di interessi fortemente geostrategici che spingono molte potenze economiche ad una lotta per la supremazia tecnologica globale che possa trasformarsi agevolmente anche in leadership nella fornitura di chip più avanzati e, tendenzialmente nel controllo della trasformazione digitale industriale, militare e d economica su scala globale.
Ed è per questa ragione che la Presidente VdL evidenzia quanto la corsa globale ai semiconduttori non possa essere soltanto “una questione di competitività ma anche di sovranità tecnologica”.
D’altro canto i semiconduttori rappresentano una componente tecnologica altamente strategica in qualsiasi catena produttiva industriale.
Ed è proprio per questo che gli Stati membri stanno attualmente elaborando strategie nazionali per sviluppare capacità industriali e produttive nei propri territori al fine di ridurre le loro attuali dipendenze tecnologiche ed anche di approvvigionamento.
In tale prospettiva, l’European Chips Act, avrà il dichiarato obiettivo di creare le condizioni normative e regolamentari affinché gli sforzi tecnologici e strategici nazionali possano essere integrati in una più ampia, coordinata e coerente visione e strategia europea che eviti la frammentazione del mercato unico europeo, valorizzandone piuttosto il posizionamento e la competitività economica nell’agone geopolitico e geostrategico globale.
Il Chips Act è senza dubbio la stella polare di un percorso sfidante ma possibile che costruisca a tendere un framework comune, preordinato alla diversificazione delle catene di approvvigionamento attraverso la creazione di una virtuosa interconnesione europea e comunque globale tra ricerca, aumento della capacità produttiva dell’Unione appannaggio dell’industria tecnologica europea e sviluppo di partenariati di cooperazione internazionale.
Del resto, anche le superpotenze globali si stanno muovendo in quella direzione.
Basti pensare a Taiwan che continua a consolidarsi per garantirsi l’egemonia sulla produzione di semiconduttori, oppure alla Cina, pur con i limiti imposti dalla legge sul controllo delle esportazioni per evitare i trasferimenti tecnologici, ed infine, agli Stati Uniti che per aumentare la resilienza delle loro catene di approvvigionamento dei semiconduttori stanno discutendo un massiccio investimento nell’ambito dell’American Chips Act progettato per finanziare la creazione di un centro di ricerca americano e per aiutare ad aprire fabbriche di produzione avanzate.
In tale competizione, l’Europa si è già lanciata a pieno titolo con la recente alleanza per le tecnologie dei processori e dei semiconduttori che affonda le sue radici nelle ambizioni della Commissione Europea di rafforzare la microelettronica europea e le catene del valore dei sistemi integrati, per migliorarne la capacità di produzione all’avanguardia.
L’Alleanza, che conta già 22 stati membri firmatari e riunirà imprese, rappresentanti degli Stati membri, università, utenti e organizzazioni di ricerca e tecnologia, mira anche a stabilire le capacità di progettazione e produzione necessarie per produrre la prossima generazione di processori e componenti elettronici affidabili.
Ciò passerà, anche auspicabilmente attraverso il Chips Act, per la spinta dell’Europa verso una capacità di produzione di nodi di processo da 16 nanometri (nm) a 10 nm per supportare le attuali esigenze dell’Europa, nonché da 5 a 2 nm e oltre, per anticipare le future esigenze tecnologiche.