Pubblicato il nuovo Rapporto Europol dal titolo “European union Serious and organised crime threat assessment” (Eu Socta), dedicato completamente all’esame dello scenario del crimine organizzato in Europa e alle sue minacce principali per Istituzioni, imprese e cittadini.
“Criminali nativi digitali”, il Report Europol
Al centro del documento, che è redatto ogni quattro anni, una constatazione inquietante: “Oggi, praticamente tutte le attività criminali hanno una componente online, mentre molte altre hanno effettuato una transizione definitiva sulla rete”.
Questo va affiancato all’altro allarme lanciato dall’Europol: “La criminalità organizzata rappresenta oggi la principale minaccia alla sicurezza interna dell’Unione che cittadini e Governi devono affrontare”.
La pandemia di Covid-19 non ha fatto altro che aggravare questa situazione, favorendo attività criminali di varia natura, sia nuove, sia più tradizionali.
A sostegno di questo fenomeno è stato anche individuato un sistema finanziario occulto che consente ai gruppi criminali di spostare rapidamente investimenti e profitti illeciti da un Paese all’altra senza che nessuno se ne accorga (o troppo tardi).
La corruzione è la leva strategica con cui si fanno affari: “Il 60% delle reti criminali europee si affida a questo strumento per portare a termine le proprie attività”.
Il ruolo di social, messaggistica istantanea e criptovalute
Attività che hanno potuto sfruttare reti social, canali di messaggistica istantanea, applicazioni mobili, soprattutto tutti i sistemi di comunicazione crittografati, per raggiungere il maggior numero di utenti possibili.
Le stesse criptovalute sono sempre più utilizzate per il riciclaggio di denaro sporco e per completare transazioni nel più completo anonimato.
Nel mirino dei cyber criminali ci sono state le imprese nel 2020. Con la pandemia di Covid i dipendenti hanno iniziato a lavorare da remoto, in casa, e questo ha consentito un forte aumento di attacchi informatici a sfondo criminali nei confronti delle aziende che avevano attivato il telelavoro.
In questi ultimi quattro anni, infine, i criminali online hanno investito molto su sé stessi, se così possiamo dire, offrendo in rete soluzioni di “cyber crime on demand”, con tanto di supporto per quei gruppi che, privi di competenze tecnologiche necessarie, volevano comunque provare a lanciare attacchi DDoS e ransomware, solo per fare due esempi.