I 10 ransomware più pericolosi del 2020

Nel 2020 la minaccia dei ransomware ha toccato il suo apice. A livello globale i cybercriminali hanno approfittato delle diffuse preoccupazioni legate al COVID-19, conducendo attacchi di phishing con temi legati alla pandemia e prendendo pesantemente di mira settori già messi sotto pressione come quello sanitario.

Secondo l’X-Force Threat Intelligence Index 2021 il gruppo criminale Sodinokibi (noto anche come REvil) grazie ai ransomware ha guadagnato la cifra record di 123 milioni di dollari nel 2020. Ecco una breve classifica dei 10 ransomware più pericolosi dell’ultimo anno.

Ransomware Ryuk

Da agosto 2018, numerosi settori, tra cui governo, sanità, energia e high tech, sono stati presi di mira dal ransomware Ryuk. Nel corso del 2020, abbiamo visto un aumento significativo degli attacchi Ryuk che hanno colpito istruzione, sanità e organizzazioni governative/militari principalmente negli Stati Uniti, ma anche in Regno Unito e Canada. Una grande attenzione è stata posta sui sistemi ospedalieri, probabilmente a causa della necessità di uptime, in quanto messi sotto pressione dalla gestione della pandemia di in corso. Abbiamo osservato richieste iniziali di riscatto che vanno da 600.000 a 10 milioni di dollari in diversi settori, la maggior parte comunicati utilizzando un account ProtonMail e richiesti sotto forma di bitcoin.

Maze (ChaCha)

Il ransomware Maze, una variante della famiglia di ransomware ChaCha, è stato identificato per la prima volta intorno a maggio 2019, aumentando esponenzialmente la sua attività all’inizio del 2020. Maze ha preso di mira organizzazioni a livello globale in molti settori, tra cui finanza, sanità, trasporti e logistica, high tech, telecomunicazioni, edilizia e ingegneria, media e comunicazione e molti altri negli Stati Uniti, Regno Unito, Canada, Francia e Svizzera.
Nel 2020, le richieste di riscatto di Maze sono state in media di 4,8 milioni di dollari, un aumento significativo rispetto all’importo medio di 847.344 dollari per tutte le famiglie di ransomware nel 2020. La comunicazione diretta con gli operatori avveniva attraverso un sito web Tor.
Nel novembre 2020, gli attori di Maze hanno annunciato il loro ritiro dalla scena del ransomware. Tuttavia, la loro eredità sembra vivere nel ransomware Egregor, che ha iniziato a emergere di recente. Queste azioni seguono un modello simile a quello del gruppo ransomware GandCrab, che ha annunciato il ritiro nel maggio 2019, per poi tornare sotto il cappello REvil. 

Defray777

Defray777, noto anche come RansomEXX e Target777, è stato scoperto per la prima volta nel 2017, associato al gruppo di minacce PyXie, ha preso di mira sanità, istruzione, produzione, governo, edilizia, ingegneria e i settori high tech negli Stati Uniti, in Canada, Australia, Giappone, Francia e Brasile. Defray777 viene eseguito utilizzando Cobalt Strike dopo l’installazione di malware backdoor, come Vatet, e, dopo la crittografia, rinomina i file utilizzando un’estensione di tipo .[ID unico][numero esadecimale a otto cifre] o contenente 777 o .txd0t. L’importo dei riscatti per questa variante è stato registrato tra 16.000 e 42.000 dollari, richiesti tramite bitcoin.

WastedLocker

Uno dei nomi più recenti nel panorama ransomware è WastedLocker, utilizzato attivamente almeno da maggio 2020, contro numerosi settori verticali, soprattutto quelli con un numero di asset elevato, con richieste di riscatto particolarmente alte, di 10 milioni di dollari o più. WastedLocker è associato al gruppo hacker denominato Evil Corp, lo stesso responsabile delle attività di Dridex e BitPaymer.Tra giugno e settembre 2020, Unit 42 ha osservato WastedLocker prendere di mira i settori informatico, legale, farmaceutico, manifatturiero e dei trasporti e logistica negli Stati Uniti e nel Regno Unito.

GandCrab + REvil

Lanciato nel gennaio 2018, GandCrab ha creato danni a molte organizzazioni. Nonostante un annuncio di ritiro nel maggio 2019, l’arresto di un importante distributore nel luglio 2020, e la disponibilità di uno strumento di decifrazione per più versioni del ransomware, abbiamo continuato a vedere tentativi di infezione in numerose aziende nel 2020. Infatti, fino a novembre scorso, GandCrab ha costituito circa il 45% delle varianti di ransomware osservate, raccolte dalla telemetria di Unit 42. Nel gennaio 2020, i suoi operatori hanno iniziato a utilizzare metodi di estorsione doppia, informando le vittime che avrebbero esposto pubblicamente i dati rubati se il riscatto non fosse stato pagato. Le richieste sono state in bitcoin e Monero, con importi da 18.000 a 1,3 milioni di dollari. 

NetWalker

NetWalker (a volte indicato come MailTo) è l’ennesima variante ransomware che ha esposto i dati delle vittime compromesse sul dark web, facendo trapelare le informazioni di oltre 100 organizzazioni all’inizio del 2021. NetWalker è stato attivamente distribuito da agosto 2019, prendendo di mira governo, sanità, settore manufatturiero, trasporto e logistica ed energia negli Stati Uniti, Canada, Arabia Saudita, Francia, Germania, Australia, Nuova Zelanda, Svezia, Pakistan, India, Thailandia, Regno Unito, Emirati Arabi Uniti, Colombia e Sud Africa. Le organizzazioni vittime hanno ricevuto richieste di riscatto da 100.000 a 2 milioni di dollari in bitcoin.

DoppelPaymer

Un’altra variante emersa nel 2019 che ha preso piede nel 2020 è DoppelPaymer, un noto discendente del ransomware BitPaymer. I suoi utilizzatori hanno approfittato della doppia estorsione. Nel febbraio 2020, hanno lanciato un sito di leak, minacciato di vendere i dati sul dark web, e anche creato un account Twitter per l’esposizione generale. Inoltre, secondo l’FBI, gli operatori DoppelPaymer sono noti per chiamare le vittime e spingerle a pagare i riscatti. DoppelPaymer ha colpito governi statali e locali, oltre al settore retail, manifatturiero, finanziario, assicurativo, trasporto e logistica, high tech, hospitality e immobiliare negli Stati Uniti, Canada, Messico, Sud Africa, Belgio, Italia, Norvegia e Germania. Le richieste di riscatto di DoppelPaymer per il 2020 erano relativamente alte, da 50.000 a 1,5 milioni di dollari, inizialmente richieste in bitcoin. DoppelPaymer è probabilmente associato al gruppo di minacce Indrik Spider.

Ransomware Dharma

Una delle più storiche famiglie di ransomware, ancora oggi attivamente impiegata, Dharma (noto anche come CrySIS e Wadhrama) è stato identificato pubblicamente per la prima volta nel 2016. Dharma ha preso di mira assicurazioni, trasporti e la logistica, high tech, sanità e i settori governativi negli Stati Uniti, Italia, Giappone e India, concentrandosi sulle piccole e medie imprese. Le richieste di riscatto in bitcoin variano enormemente, da un minimo di 1.000 dollari a un massimo di 150.000 dollari. Questi operatori sembrano preferire la comunicazione con le vittime tramite e-mail standard. Invece di utilizzare un servizio di anonimizzazione come Tor, Dharma utilizza vari servizi di posta elettronica gratuiti, come Tutanota, Gmail, Foxmail e ProtonMail.

Phobos

Phobos è un ulteriore attore entrato in scena verso dicembre 2019 ed è una probabile variante del ransomware Dharma.

Per tutto il 2020, Phobos ha preso di mira le piccole e medie imprese nei settori della finanza, istruzione, manifattura, servizi professionali e legali, assicurazioni, high tech, costruzioni e ingegneria, sanità ed energia negli Stati Uniti, Portogallo, Brasile, Seychelles, Romania, Indonesia, Germania e Giappone. Le richieste di riscatto sono state fatte in bitcoin e variavano da 8.000 a 50.000 dollari.

Zeppelin 

Il ransomware Zeppelin, una possibile variante di Buran/VegaLocker, è stato utilizzato attivamente almeno da novembre 2019. Nel 2020, ha colpito i settori sanitario, high tech, manifatturiero, finanziario e immobiliare negli Stati Uniti, Canada, Bulgaria, Giappone, Corea del Sud, Francia e Taiwan. Come altre famiglie di ransomware, Zeppelin ha mostrato funzionalità di doppia estorsione e interesse nell’esfiltrare i documenti prima, o al posto, della crittografia per essere venduti sul dark web. Le richieste di riscatto sono apparse relativamente costanti nell’importo in ogni settore industriale preso di mira, variando da 13.000 a 35.000 dollari richiesti in bitcoin. 

Come difendersi dai ransomware?

La prima e più importante forma di difesa è la prudenza. Recentemente il Garante italiano per la Protezione dei Dati Personali ha emanato una breve guida da adottare per difendersi da questa minaccia cyber, ecco come.

Occorre evitare di aprire messaggi provenienti da soggetti sconosciuti o con i quali non si hanno rapporti (ad es. un operatore telefonico di cui non si è cliente, un corriere espresso da cui non si aspettano consegne, ecc.) e, in ogni caso, se si hanno dubbi, non si deve cliccare su link o banner sospetti e non si devono aprire allegati di cui si ognora il contenuto.

Anche se i messaggi provengono da soggetti a noi noti, è comunque bene adottare alcune piccole accortezze.

Ad esempio:

  • non aprire mai allegati con estensioni “strane” (ad esempio, allegati con estensione “.exe” sono a rischio, perché potrebbero installare applicazioni di qualche tipo nel dispositivo);
  • non scaricare software da siti sospetti (ad esempio, quelli che offrono gratuitamente prodotti che invece di solito sono a pagamento);
  • scaricare preferibilmente app e programmi da market ufficiali, i cui gestori effettuano controlli sui prodotti e dove è eventualmente possibile leggere i commenti di altri utenti che contengono avvisi sui potenziali rischi;
  • se si usa un pc, si può passare la freccia del mouse su eventuali link o banner pubblicitari ricevuti via e-mail o presenti su siti web senza aprirli (così, in basso nella finestra del browser, si può vedere l’anteprima del link da aprire e verificare se corrisponde al link che si vede scritto nel messaggio: in caso non corrispondano, c’è ovviamente un rischio).

Ransomware: altri consigli utili

  • installare su tutti i dispositivi un antivirus con estensioni anti-malware;
  • mantenere costantemente aggiornati il sistema operativo oltre che i software e le app che vengono utilizzati più spesso;
  • utilizzare dei sistemi di backup che salvino (anche in maniera automatica) una copia dei dati (sono disponibili soluzioni anche libere e gratuite per tutti i sistemi operativi). Con un corretto backup, in caso di necessità, si potranno così ripristinare i dati contenuti nel dispositivo, quantomeno fino all’ultimo salvataggio.

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